Nella taverna più famosa della città, fra una birra e un trancio di pizza
formaggiosa, ho ripreso confidenza con il mio alter ego fashionista. Messe da
parte le babucce di montone, mi sono data ai cuissard borchiati. Niente tacchi
per me, preferisco viaggiare comoda nella giungla nel buon gusto culinario,
lasciandomi andare al ritmo della musica senza pensare a nulla. Più o meno. Non
posso farci niente, l’occhio cade dove il cuore smette di avere riserve. E
coglie, vigile come una volpe, ogni sgarro al Galateo di Miuccia. Una ballerina
è e rimane un’eccezione di stile, ripescata da anni lontani per farci rivivere
momenti felici della nostra infanzia in allegria (e comodità). Ma se hanno una fascetta
sul collo del piede e un calzino alla caviglia in vista, non c’è revival che
tenga (né dignità). Bocciata. Saltello un po’ più in là, brilla della mia rossa
preferita. Ma proprio il rosso del mio rossetto Deborah appena ritoccato alla
toilette mi sbatte in faccia con una mossa di flamenco. A carnevale c’è ancora
tempo ma l’assenza delle mezze stagioni quest’anno ha confuso gli animi. Una
spagnola strizzata in abito rosso e pizzo nero saltella allegra sulla pista.
Beata innocenza, lei non sa e non soffre. Scusala Karl per i suoi peccati,
Dolce&Gabbana hanno investito più di te in pubblicità, senza offesa.