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martedì 27 gennaio 2015

Sognando un confetto al babà


Oggi ho compreso fino in fondo come la superiorità del sesso femminile sia un dato di fatto, dettato in parte dalle regole sociali e in parte dalla genetica. In particolare, nel momento in cui la parrucchiera mi ha attaccato in testa la 67esima forcina (le ho contate, vi giuro) ho capito che solo la forza d’animo e la determinazione della mia categoria di genere mi hanno permesso di non piangere e mollare tutto. Quattro ore in piedi, fra caviglie gonfie, vene varicose in esplosione e pruriti intermittenti in differenti parti del corpo a contatto con la crinolina, mi hanno fatto riflettere. 

Noi donne siamo una specie superiore. Abbiamo accettato il corsetto, imparato a camminare sui tacchi, siamo diventate immuni al dolore della ceretta e anche nel giorno più bello della nostra vita (a detta dei numerosi film Disney con i quali siamo cresciute) sopportiamo di stare a sorridere per una giornata, in piedi con 4 chili e mezzo di tulle, pizzi e merletti vari. Perché, preparatevi future spose, un abito bianco che si rispetti pesa molto più delle promesse che andrete a ripetere davanti a Dio. 

Queste sono le riflessioni del mio pomeriggio da pseudo-modella ad un evento sposi. Ok, lo ammetto, girare per un centro commerciale tutta agghindata con un abito verde smeraldo che brillava più dei gioielli della regina Elisabetta, ha dato non poca spinta alla mia autostima, nonostante gli accorgimenti del dietro le quinte per fare scendere tutto quel pizzo sui miei, troppo larghi, fianchi da non-modella.

- Chi sunnu beddicchie chiste dui auti, viddi e rusa (io e la Franca).
- Veru è, sunnu i chiu beddi. Ora ni putemu iri?

Sfilando qua e là, siamo finite anche in vetrina a spaventare i bambini, increduli alla magia dei manichini che sorridono e salutano, fra vecchiette divertite e ragazzi ammiccanti. Ho anche scoperto che le modelle, come le vere spose, non mangiano. E mentre la gente assaggiava confetti al babà e tartine di caviale, io e la Franca sfilavamo sorridendo nella speranza che il brontolio delle nostre pance non fosse udibile al pubblico più vicino. Vi giuro che non cedere alla vista dei divanetti nei camerini è stata dura. Fare le modelle non è per nulla facile, specialmente se non lo sei! 

Alla fine della fiera ho capito due cose fondamentali per il mio futuro:
- Sono troppo vecchia per fare la modella (ci vuole il fisico, non in senso estetico, ma proprio la resistenza fisica).
- Per mantenere intatto il rossetto per 4 ore non si devono mai strofinare le labbra (la minaccia della truccatrice suona ancora sufficientemente spaventosa nella mia testa).

Grazie mille alla Sartoria Ragusa, alle sorridenti sorelle Tiziana e Caterina, per l’invito e i bellissimi abiti che ci hanno fatto indossare!

Foto Giovanni Federico
Trucco Valentina Pellegrino
Capelli Compagnia della Bellezza